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Assegni a rischio protesto: truffa a parroco a Pordenone

La truffa nata a Pordenone ha dell'incredibile: un uomo avrebbe chiesto più volte a un parroco locale di pagare al posto suo gli assegni a rischio scoperto per molti anni, garantendo che avrebbe restituito tutto con un lingotto d'oro in suo possesso. Il lingotto, ovviamente, non è mai esistito.

Stesso discorso valeva per i debiti che l'uomo dichiarava di aver contratto: stanco di pagare e dopo aver sborsato 240mila Euro, il parroco si è rivolto alle forze dell'ordine, scoprendo così il raggiro. Il laico non era nuovo a questo tipo di espedienti: era già noto alle forze dell'ordine per altri assegni a rischio protesto inventati ed è stato condotto in carcere per un primo interrogatorio.

Subito dopo, gli agenti hanno provveduto all'arresto: ora, il truffatore dovrà scontare un anno e mezzo di reclusione. Le accuse a suo carico sono di truffa aggravata e di danni al prete durante le funzioni del suo ministero. I fatti risalirebbero al 2009, quando l'uomo chiede al parroco (amico da diversi anni) un piccolo aiuto per poter ottenere un finanziamento che gli avrebbe consentito di saldare qualche debito e acquistare un appartamento per la sua famiglia.

Lo stesso raggiro che il truffatore aveva applicato nel 2004, quando era stato fermato per la prima volta dalle forze dell'ordine. Allora, il contenzioso era partito da assegni a rischio protesto che l'uomo aveva dichiarato di avere a un altro parroco. In quel caso, l'uomo era riuscito a ottenere 200 mila Euro in tutto, acquistando auto di lusso con i soldi del malcapitato parroco.

Per il primo raggiro, l'uomo era stato condotto in arresto. Una volta uscito, però, si era messo nuovamente all'opera, stavolta vantando assegni a rischio protesto a un secondo parroco, di tutt'altra zona. A questo punto, era scattata la denuncia del religioso di Pordenone: gli agenti hanno fermato l'uomo in flagranza di reato, mentre raccoglieva ulteriore denaro. A una prima perquisizione, le forze dell'ordine hanno sequestrato libretti al portatore, un camper e un'auto di lusso. Secondo chi indaga, questi beni sarebbero frutto della truffa ai danni dei due malcapitati religiosi: si spera che, una volta trascorso il secondo periodo di detenzione, l'uomo venga tenuto sotto maggior attenzione da parte della forza pubblica.